top of page
big brother.jpg

Ventisette anni.
Pochi, troppo pochi per morire, eppure sufficienti a lasciare una traccia indelebile nella storia del blues e della musica in generale. Si potrebbe fare una lunga lista di artisti curiosamente accomunati dall’età in cui passarono a miglior vita come Hendrix, Morrison, ognuno di loro è rimasto vivo e vegeto, il ricordo e presente ed ancora notevole la musica.
L’unico dato veramente romantico che trovo in queste vicende è che la morte della Joplin e quella di Hendrix chiudono forse idealmente l’età dell’Acquario, ma per aprirne un'altra certamente non migliore.
Janis Joplin era una classica figlia dell’America per bene, figlia di un ingegnere della Texaco e di una insegnante di college e sottratta al grigiore della vita della middle class W.A.S.P. da Grant Lyons che le spalancò le porte del blues e della cultura beatnik.
Comincia quindi a suonare nei club di Austin per poi lasciare gli studi universitari ed approdare nel 66 alla Big Brother and the Holding Company Band, da lì in poi la sua storia diventa leggenda.
Dotata di una voce assolutamente, totalmente nera, se qualcuno di voi non l’avesse mai sentita vi consiglio di procurarvi qualcosa di suo ed ascoltarlo prima di vedere qualche sua immagine, si stenta a credere che fosse di etnia caucasica e soprattutto di una capacità interpretativa che andava oltre il semplice canto, fino alla fusione col testo e la musica, aggressiva oltre ogni dire o ammaliante come nessuna a seconda del pezzo interpretato, portando al pubblico bianco i migliori pezzi, (e l’anima) di Bessie Smith, Odetta e Big Mama Thornton, tanto che quest’ultima dirà: "Quella ragazza prova le stesse cose che sento io", impensabile detto da una cantante nera ad una interprete bianca prima di Janis.
A questo proposito e per illustrare definitivamente il personaggio serve notare che la Joplin comprò a sue spese una lapide per Bessie Smith, deceduta in un incidente stradale, o meglio, per i suoi postumi, visto che non era stata soccorsa in quanto nera, e con ciò indico anche quanto ella fosse simpatica a quel pubblico ed a quella società W.A.S.P. di cui parlavo prima.
Si impose definitivamente con una memorabile esibizione a Woodstock.
Dopo questi brevissimi cenni biografici e descrittivi decisamente ridotti in relazione al personaggio, ma utili per i neofiti passiamo a parlare di Cheap Thrills.
Si tratta del secondo album inciso col gruppo citato nelle righe precedenti, e porterà la band ormai identificata con la singer al numero uno delle classifiche americane. Il lavoro contiene una serie di brani noti a chiunque mastichi blues, soprattutto le cover, ma va detto che a causa del fatto che la band non reggeva il passo della Joplin, la Columbia ebbe il lampo di genio di incidere un album live in studio, utilizzando fattorini, donne delle pulizie, segretarie, operai, fonici come pubblico ed invitando a fare cagnara come ad un concerto, il tutto sia per assecondare la verve di Janis, sia per coprire le pecche della band.
Apre le danze Combination of the Two, e sembra di sentire i Jefferson Airplane alle prese col blues; poi I need a Man to Love, maggiormente rock, ma adattissima all’interpretazione sessuale della singer. Incredibile la versione acida di Summertime di G. Gershwin, straziata e rivoltata da Janis; Piece of my Heart concede una tregua al parossismo ottenuto con un rockettino abbastanza facile, ma molto piacevole; anche Turtle Blues non rappresenta il picco dell’album, ma come sempre la Joplin nobilita qualsiasi cosa canti, anche questo Bluesino normale. Oh Sweet Mary testimonia degli inizi della cantante con il gospel, sempre grande scuola di canto, ma poi la cover di Ball and Chain di Big Mama Thornton, unico vero pezzo live, propone nove memorabili minuti di musica, mostrando le varie sfaccettature della cantante, dalle più morbidi e romantiche alle più aggressive e dotate di una incredibile carica sessuale, come il vero blues deve essere, e chiude l’album con una grandissima prova vocale ed interpretativa.
Bellissima la cover fumettistica di Robert Crumb
Purtroppo l’alcool e l’eroina distrussero in brevissimo tempo il fisico e la mente della ragazza, troppo fragile e “fuori” per la società di allora, e la faranno ritrovare il 4 ottobre del 1970 morta in un motel di Los Angeles, il Landmark Motor Hotel; overdose.
Difficile spiegare chi era Janis Joplin, ma forse sono le sue stesse parole a farlo meglio di chiunque altro: "Faccio l' amore in un concerto rock con 25.000 persone e poi me ne torno a casa da sola!", e da sola è morta.

 

Tracce:
 

Lato A
1. Combination of the Two 
2. I Need a Man to Love 
3. Summertime (dall'opera Porgy and Bess) 
4. Piece of My Heart 

 

Lato B
5. Turtle Blues 
6. Oh, Sweet Mary 
7. Ball and Chain

bottom of page