I Chicago gruppo rock statunitense, formatosi nel 1967, sono una poderosa jazz-pop band, sette elementi padroni e virtuosi alfieri del proprio strumento, un'autentica “macchina da guerra” che ha prodotto nella golden era dei primi anni “70 i più bei dischi della nuova rock-fusion sull'onda dei Blood Sweet & Tears. Tre fiati su di una chitarra alla Hendrix, la voce del bianco Terry Kath che “più nera non si può” e i ritmi devastanti di Danny Seraphine non si erano mai visti e sentiti fino allora ed eccoli esordire con la sfida del doppio LP già dalla prima uscita discografica.
Chicago Transit Authority del 1969 (170 settimane nella classifica americana dei primi 100) è la consacrazione di una band coagulatasi nei campus anche sulle spinte delle aggregazioni e delle ribellioni studentesche nate proprio nella città dell'Illinois.
E' il tastierista Robert Lamm a tenere le redini della band, comporre e cantare buona parte dei brani anche se la stupenda cavalcata di Introduction è completo appannaggio di Kath e della sua orgogliosa voce “black”. La seguente Does Anybody Really Know What Time It Is? con Lamm al piano e voce solista si sfiora il capolavoro di costruzione sonora, grande jazz-song, grande tromba di Loughnane e cori perfetti; già consegnata alla storia. Ma è la seguente Beginnings sempre di Lamm che segnerà a fuoco il marchio dei Chicago: la sua voce calda accompagna i sinuosi fiati, la perfetta batteria e percussioni latine sostengono e accompagnano il basso di Cetera, tromba, trombone e sax si alternano agli assolo, i cori sottolineano la bellezza del brano. Question 67 and 68 è uno di quei brani epici sostenuti dalla limpidissima voce di Peter Cetera che conoscerà giustamente un successo personale per via di questa sua caratteristica vocalità; veramente un gioiello. Listen, il più corto dei brani, poco più di 3 minuti contro i 5/8 minuti degli altri è un'altra cavalcata di ottoni con il caratteristico basso arrembante. Poem 58 di Robert Lamm chiude quella che fu la seconda facciata dell'LP interamente dedicata al tastierista sia come composizioni che come voce solista e dove la chitarra distorta conduce la corsa per gli oltre otto minuti del brano.
Free Form Guitar che apre la terza facciata, dà libero sfogo all'immaginazione sonora del chitarrista Terry Kath con improvvisazioni sulla sei corde, rombi, gemiti, effetti larsen, scale ascendenti e discendenti sulla tastiera della sua Fender. Torniamo alla canzone pura con South California Purples, rock-blues di organo e basso con inserito un divertito omaggio ai Beatles di Walrus, anticipa il pezzo forte dell'album, I'm A Man, il brano di Steve Winwood composto a diciassette anni per i suoi Spencer Davis Group che qui riacquista una nuova sensazionale vita con percussioni trascinanti, la chitarra wah-wah, l'Hammond stratosferico e le tre voci (Lamm, Cetera, Kath) che si alternano alle strofe dando al brano una dimensione di unicità eterna. Per i posteri anche l'assolo di batteria Slingerland dell'italo-americano Danny. Quarta facciata e rumori di disordini studenteschi introducono Someday e la lunghissima Liberation quasi 15 minuti, brani live registrati nell'agosto del 1968 durante le assemble universitarie che certificano la bravura e la coesione della band anche dal vivo.
In seguito la locale compagnia di bus e metrò, appunto la CTA-Chicago Transit Auhority, unica proprietaria del moniker si arrabiò (BAH!) per l'utilizzo del proprio marchio e furono costretti ad abbreviare il nome della band semplicemente in Chicago.
L'intero lavoro è stato rimasterizzato nel 2002, completato con i minuti originali mancanti e le quattro facciate portate in unico cd che ci riconsegna intatta la perfezione del suono e l'affiatamento di questa band basilare per tutto il jazz-rock, il pop-funky, il pop-jazzy e la fusion che dilagherà negli anni “80 e “90.
Tracce:
Side 1
1.Introduction
2.Does anybody really know what time it is?
3.Beginnings
Side 2
4.Questions 67 and 68
5.Listen
6.Poem 58
Side 3
7.Free form guitar
8.South California purples
9.I'm a man
Side 4
10.Prologue, August 29, 1968
11.Someday (August 29, 1968)
12.Liberation
Formazione:
Peter Cetera - basso, voce, agogô
Terry Kath - chitarre, voce
Robert Lamm - piano, organo, tastiere, voce, maracas
Lee Loughnane - tromba, legnetti
James Pankow - trombone, campanaccio
Walter Parazaider - legni, tamburello basco
Danny Seraphine - batteria, percussioni
Verso la fine del '66, Signe Toly Anderson, che purtroppo ci ha lasciato il 28 Gennaio 2016, essendo in stato interessante, decide di abbandonare i Jefferson Airplane per dedicarsi al prossimo nascituro e alla famiglia. La band si trova improvvisamente sull'orlo dello scioglimento e decide di accogliere nelle sue fila la cantante/compositrice e strumentista Grace Slick, conosciuta durante gli innumerevoli concerti di quell'anno. Grace Slick, dotata di una bellissima e potente voce e di una ottima vena compositiva, era la front-woman della band acido-psichedelica The Great Society, uno dei primi gruppi che miscelava gli stili del rock-garage americano con influenze orientali. Nello stesso periodo c'é un'altra defezione, Skip Spence se ne va per formare i Moby Grape, dopo la parentesi come batterista alla corte dei Jefferson Airplane, ritornando al suo vero strumento, la chitarra, il suo posto viene preso da Spencer Dryden, nasce così la formazione dei Jefferson Airplane che arriverà al successo. Grace Slick porta con se dai Great Society due sue composizioni che a livello locale avevano avuto un certo successo e che, riveduti e corretti, diventeranno due tra i brani trainanti di Surrealistic Pillow (RCA 1967). I due brani di Grace: Sombody to love e White rabbit, sono tra i brani che danno il via alla lunga estate californiana, la "summer of love" del popolo hippie, che ha il suo epicentro a San Francisco. White rabbit in particolare diviene il manifesto di un movimento che partendo dalle strade della zona di Haight Ashbury, si espanderà in breve tempo a livello mondiale.
La musica dei Jefferson Airplane, sotto la spinta di Grace, si espande, diviene più complessa, assume toni furiosi, il basso di Cassady si fa tuonante, la chitarra di Kaukonen si fa lacerante ed eccheggiante di distorsioni, i ritmi divengono spezzati per lievitare poi in imperiosi crescendi, si affinano le parti vocali (prima improntati al folk rock), che via via assumono quella particolarità, che diverrà il loro marchio di fabbrica, il particolare intreccio tra Grace, Balin e Kantner, con la voce a turno, di chi fa da background, sempre leggermente ritardata rispetto alle altre due. Surrealistic pillow sarà il primo disco uscito dalla Bay Area a divenire disco d'oro, i testi, ermetici, ma sempre più improntati alla protesta nei confronti del sistema e della american way of life, faranno diventare i Jefferson Airplane la punta di diamante del movement, che minerà dalle fondamenta la società americana.
Il disco contiene, oltre ai due capolavori vocali di Slick, le prime caleidoscopiche sonorita` allucinogene, soprattutto nelle irruenze corali di She Has Funny Cars e 3/5 Of A Mile In Ten Seconds. Plastic Fantastic Lover poi e` l'incubo incalzante di un minstrel moderno a ritmo ossessivo con contrappunti lisergici di basso e chitarra. Al lato tenero e dolce del folk-rock si concedono il tenue e crepuscolare melodismo di Today e Coming Back To Me (Balin), la distesa ballata country di Dryden My Best Friend e l'assolo cibernetico e spirituale di Kaukonen Embryonic Journey.
Tracce:
01. She Has Funny Cars
02. Somebody To Love
03. My Best Friend
04. Today
05. Comin’ Back To Me
06. 3/5 Of A Mile In 10 Seconds
07. D.C.B.A.-25
08. How Do You Feel
09. Embryonic Journey
10. White Rabbit
11. Plastic Fantastic Lover
Formazione:
Marty Balin – Voce, chitarra
Jorma Kaukonen – Chitarra solista, ritmica, voce
Grace Slick – Voce, pianoforte, organo, flauto dolce
Paul Kantner – Chitarra ritmica, voce
Jack Casady – Basso, fuzz bass
Spencer Dryden – Batteria, percussioni
I Chicago gruppo rock statunitense, formatosi nel 1967, sono una poderosa jazz-pop band, sette elementi padroni e virtuosi alfieri del proprio strumento, un'autentica “macchina da guerra” che ha prodotto nella golden era dei primi anni “70 i più bei dischi della nuova rock-fusion sull'onda dei Blood Sweet & Tears. Tre fiati su di una chitarra alla Hendrix, la voce del bianco Terry Kath che “più nera non si può” e i ritmi devastanti di Danny Seraphine non si erano mai visti e sentiti fino allora ed eccoli esordire con la sfida del doppio LP già dalla prima uscita discografica.
Chicago Transit Authority del 1969 (170 settimane nella classifica americana dei primi 100) è la consacrazione di una band coagulatasi nei campus anche sulle spinte delle aggregazioni e delle ribellioni studentesche nate proprio nella città dell'Illinois.
E' il tastierista Robert Lamm a tenere le redini della band, comporre e cantare buona parte dei brani anche se la stupenda cavalcata di Introduction è completo appannaggio di Kath e della sua orgogliosa voce “black”. La seguente Does Anybody Really Know What Time It Is? con Lamm al piano e voce solista si sfiora il capolavoro di costruzione sonora, grande jazz-song, grande tromba di Loughnane e cori perfetti; già consegnata alla storia. Ma è la seguente Beginnings sempre di Lamm che segnerà a fuoco il marchio dei Chicago: la sua voce calda accompagna i sinuosi fiati, la perfetta batteria e percussioni latine sostengono e accompagnano il basso di Cetera, tromba, trombone e sax si alternano agli assolo, i cori sottolineano la bellezza del brano. Question 67 and 68 è uno di quei brani epici sostenuti dalla limpidissima voce di Peter Cetera che conoscerà giustamente un successo personale per via di questa sua caratteristica vocalità; veramente un gioiello. Listen, il più corto dei brani, poco più di 3 minuti contro i 5/8 minuti degli altri è un'altra cavalcata di ottoni con il caratteristico basso arrembante. Poem 58 di Robert Lamm chiude quella che fu la seconda facciata dell'LP interamente dedicata al tastierista sia come composizioni che come voce solista e dove la chitarra distorta conduce la corsa per gli oltre otto minuti del brano.
Free Form Guitar che apre la terza facciata, dà libero sfogo all'immaginazione sonora del chitarrista Terry Kath con improvvisazioni sulla sei corde, rombi, gemiti, effetti larsen, scale ascendenti e discendenti sulla tastiera della sua Fender. Torniamo alla canzone pura con South California Purples, rock-blues di organo e basso con inserito un divertito omaggio ai Beatles di Walrus, anticipa il pezzo forte dell'album, I'm A Man, il brano di Steve Winwood composto a diciassette anni per i suoi Spencer Davis Group che qui riacquista una nuova sensazionale vita con percussioni trascinanti, la chitarra wah-wah, l'Hammond stratosferico e le tre voci (Lamm, Cetera, Kath) che si alternano alle strofe dando al brano una dimensione di unicità eterna. Per i posteri anche l'assolo di batteria Slingerland dell'italo-americano Danny. Quarta facciata e rumori di disordini studenteschi introducono Someday e la lunghissima Liberation quasi 15 minuti, brani live registrati nell'agosto del 1968 durante le assemble universitarie che certificano la bravura e la coesione della band anche dal vivo.
In seguito la locale compagnia di bus e metrò, appunto la CTA-Chicago Transit Auhority, unica proprietaria del moniker si arrabiò (BAH!) per l'utilizzo del proprio marchio e furono costretti ad abbreviare il nome della band semplicemente in Chicago.
L'intero lavoro è stato rimasterizzato nel 2002, completato con i minuti originali mancanti e le quattro facciate portate in unico cd che ci riconsegna intatta la perfezione del suono e l'affiatamento di questa band basilare per tutto il jazz-rock, il pop-funky, il pop-jazzy e la fusion che dilagherà negli anni “80 e “90.
Tracce:
Side 1
1.Introduction
2.Does anybody really know what time it is?
3.Beginnings
Side 2
4.Questions 67 and 68
5.Listen
6.Poem 58
Side 3
7.Free form guitar
8.South California purples
9.I'm a man
Side 4
10.Prologue, August 29, 1968
11.Someday (August 29, 1968)
12.Liberation
Formazione:
Peter Cetera - basso, voce, agogô
Terry Kath - chitarre, voce
Robert Lamm - piano, organo, tastiere, voce, maracas
Lee Loughnane - tromba, legnetti
James Pankow - trombone, campanaccio
Walter Parazaider - legni, tamburello basco
Danny Seraphine - batteria, percussioni
I Jefferson Airplane sono il complesso che nel 1966 lancio` l'acid-rock su scala mondiale. I loro primi singoli guadagnarono la prima pagina dei principali settimanali e invasero le radio della nazione, molto prima che nascessero la stampa e le stazioni indipendenti (anzi, probabilmente la stampa e le stazioni indipendenti nacquero anche per effetto del successo dei Jefferson Airplane). I Jefferson Airplane, approfondendo un'idea che era stata dei Byrds, crearono la musica psichedelica come la conobbero i giovani della borghesia, crearono lo standard a cui si sarebbero ispirati i musicisti commerciali. C'era un altro rock psichedelico, quello dei Velvet Underground e dei Grateful Dead, che invece in prima pagina non poteva finire, perche' aveva scardinato il concetto di canzone. I Jefferson Airplane vennero accettati (almeno inizialmente) perche' in fondo vivevano ancora nel mondo della canzone, perche' le radici folk e blues erano ancora visibili, perche' la melodia era ancora il baricentro dell'armonia. I Jefferson Airplane divennero l'icona per eccellenza dell'acid-rock, degli hippies e dell'estate magica di San Francisco.
In realta` non furono soltanto importanti come ispiratori, iniziatori, promotori di una stagione musicale, ma furono davvero grandi musicisti e scrissero davvero grande musica. Le canzoni dei Jefferson Airplane furono in effetti sempre autoreferenziali, o piu` semplicemente autobiografiche: quello era il loro "marketing appeal".
Il complesso si formo` nel caos creativo dell'estate del 1965 dall'unione di sei musicisti dalle esperienze umane e musicali diverse: il grafico Marty Balin, cantante proveniente dai circoli folk di New York e dedito a molteplici attivita', Paul Kantner, cantante e chitarrista, studente locale che aveva cominciato suonando il banjo in un complessino country, Jorma Kaukonen, chitarrista folk nomade della costa orientale, Alexander "Skip" Spence, chitarrista canadese sacrificato alla batteria, Signe Anderson, la cantante, e Jack Casady, il bassista, conterranei e amici di Kaukonen.
Dopo essersi battezzati Jefferson Airplane in onore del grande bluesman Blind Lemon e in omaggio al complesso dell'amico Steve Talbott, questi ragazzi suonarono il tredici agosto per inaugurare il locale che Marty Balin aveva allestito con Bill Thompson (il Matrix). Sia Thompson sia Talbott rimasero nell'entourage, l'uno come manager l'altro come consigliere.
I sei diventarono il simbolo della Frisco hippie dopo lo spettacolo del 17 ottobre, che li vide protagonisti, e dopo gli happening autunnali, fianco a fianco con i santoni della contro-cultura. Il sound non aveva ancora nulla di originale: era semplicemente un folk-rock piu` vicino alla tradizione, diverso dai molti stereotipi di Los Angeles soltanto per la voce femminile ammaliante della Anderson. La loro popolarita` era dovuta unicamente al fatto di essere degli hippie che suonavano.
I discografici della zona, che volevano sfruttare commercialmente il fenomeno hippie, pensarono di poter fare dei Jefferson Airplane i Beatles della Bay Area, tanto grande era diventato il loro prestigio all'inizio del 1966 rispetto a quello dei loro colleghi locali.
La formazione si assesta con le defezioni di Anderson e di Skip Spence. Spence viene sostituito dal batterista jazz Spencer Dryden (amico di Frank Zappa), mentre Grace Slick prende il posto di Anderson.
Grace Venia (o Wing) e` nata a Chicago nel 1939. Adolescente inquieta, abbandona l'ambiente familiare piccolo-borghese e si accampa a San Francisco, diventando la compagna del chitarrista Darby Slick e la cantante del suo complesso Great Society. La Great Society fa parte dell'entourage dei Jefferson e Slick, lasciato il marito, si aggrega agli Airplane, portandosi dietro come effetti personali i due successi della Great Society: Somebody To Love e White Rabbitt.
Slick personifica piu` di ogni altra cantante dell'epoca lo stile hippy al femminile: una ragazzina docile, carina e maliziosa, il cui sorriso radioso e` incorniciato da lunghi capelli neri. Cio` che ne fa anche la "voce" di quella generazione e` un talento canoro spettacolare: la sua voce e` al tempo stesso esuberante, innocente, cristallina, soave e potente e vibrante, al tempo stesso mezzosoprano austera per musica da camera e ruggente shoter di musica gospel. L'insieme esercita il fascino giusto. In breve Slick viene a rappresentare l'ideale romantico ed erotico degli hippy (che e` angelico invece che lussurioso, gentile invece che spavaldo, e pertanto capovolge i dogmi del rock and roll). Al tempo stesso le urla di Slick contengono abbastanza furia sarcastica da fungere anche da inni rivoluzionari. Il suo solenne acuto conia di fatto un nuovo genere di "inno", che assorbe e trasforma stili sacri e pagani. Slick diede un messaggio a quella voce con un'immagine pubblica di donna disinibita e irriverente.
La carica emotiva di Slick costituisce anche un complemento ideale per la carica oratoria e retorica di Kantner.
Balin, invece, perde progressivamente potere, in quanto e` il meno hippy di tutti. Balin viene da una cultura folk e da valori borghesi, e sembra morire dalla voglia di restaurare l'ordine pre-hippy. Le sue canzoni sono quasi pop. Kantner, fautore dell'impegno sociale e di un suono sempre piu` aggressivo e sperimentale, assurge presto al ruolo di fulcro compositivo.
Dal canto loro Kaukonen e Casady formano il vero motore musicale del gruppo, fantasisti di gran classe in grado di vivacizzare qualsiasi disegno dei leader, con una tecnica fatta di geometrie sbilenche di basso e di interventi rumorosi di chitarra. Kaukonen farciva il suo fingerpicking di tutta una serie di trucchi psichedelici, dal feedback a blues licks, a tante tecniche che non hanno ancora un nome, secondo solo a Hendrix in fatto di ingegno. A fargli da spalla era Casady, maestro del basso degno di figurare nella storia dello strumento accanto ai grandi jazzisti: invece di marcare semplicemente il tempo, Casady conio` un fluido stile melodico. Spencer Dryden, con le sue discontinuita` ritmiche, completava una delle sezioni strumentali piu` eclettiche e intelligenti dell'epoca.
Questa formazione rilancia nella primavera del 1967 Somebody To Love, che sembra fotografare perfettamente l'entusiasmo che ha lasciato in citta` lo "Human Be-in": su un ritmo forte e incalzante si libra la dura declamazione di Slick con le tipiche, lunghissime vocali, gli scatti nervosi, i saliscendi melismatici, gli acuti mozzafiato, il piglio cattivo. Quel brano sancisce la nascita di uno stile lontano dai canoni del folk-rock e del Merseybeat (i due generi "elettrici" da cui aveva preso l'abbrivo).
L'idea viene anzi ampliata con il 45 giri successivo, White Rabbitt, dedicato a Arthur Owsley (ma ispirato da Sketches Of Spain di Miles Davis). Il brano è un vertiginoso, trascinante, marziale, flamenco/ bolero declamato in maniera solenne da Grace Slick.
Mentre San Francisco viene a poco a poco sommersa e sconfitta dalla moda, e il flower-power si trasforma in un carnevale di maschere con capelli lunghi e abbigliamenti eccentrici, mentre i veri hippie si ritirano in disfatta dentro Haight Ashbury, e mentre si celebrano i nuovi eroi di Monterey (Hendrix e Joplin) che spazzano via tanti eroi di ieri (Jack Traylor e Terry Dolan, nomi scomparsi in breve tempo), i Jefferson Airplane si consolidano e acquistano coraggio, grazie soprattutto al colpo di mano con cui Kantner prende il potere, incentivando la ricerca creativa, e grazie alla maturazione tecnica dei quattro talenti naturali del gruppo: Slick, Kaukonen, Casady e Dryden.
Nel 1968 grandi avvenimenti scuotono il mondo giovanile, dal Maggio parigino ai disordini della Convenzione di Chicago. L'idealismo comunitario viene travolto dal verbo rivoluzionario, la metafisica dell'amore soccombe alla guerriglia urbana, i testi sacri delle religioni orientali vengono rimpiazzate dai libretti rossi. E la musica che si era battuta per l'utopia si mette al servizio della politica.
Anche i Jefferson Airplane si allineano alle nuove direttive del Movement, abbandonando i ristretti orizzonti di San Francisco per il piu` vasto e tormentato paesaggio americano. Il caratteristico linguaggio sognante li rende pero` piu` idonei all'epica che alla cronaca o alla satira.
Il complesso sopravvive allo sfascio del dopo-Monterey assurgendo a vestigia della civilta` hippie che fu. Per sei mesi i Jefferson si rintanano nel Carousel Ball Room, il locale dove si raccolgono i reduci del 1967 e dove ancora non sono arrivate le lunghe braccia del sistema, poco prima che Graham lo rilevi battezzandolo Fillmore West e ponga fine a uno degli ultimi esperimenti di autogestione della musica.
Nell'anno che va dall'estate del 1969 a quella successiva la formazione dei Jefferson Airplane cambia volto: Covington sostituisce Dryden alla batteria, Balin se ne va e spunta l'anziano violinista di colore Papa John Creach.
Il gruppo e` tutt'altro che unito. Tant'e` che i membri rimasti si spezzano in due coppie: Kantner e Slick preparano un disco intitolato Blows Against The Empire (RCA, 1970), al quale collaborano i nomi storici dell'acid-rock, mentre Kaukonen e Casady allestiscono gli Hot Tuna.
Il disco di Kantner viene pubblicato alla fine del 1970, ed e` accreditato come Jefferson Starship. Composto principalmete da lui, ma con massicci interventi della moglie, con due tocchi di classe di David Crosby e contributi sparsi degli ospiti che sono davvero tanti (Garcia, Kreutzman, Hart dei Dead; Kaukonen, Casady, Covington dei Jefferson, David Freiberg dei Quicksilver, Crosby e Nash), esplora la direzione accennata da Wooden Ships, il viaggio immaginario verso una moderna Utopia, la fuga dalla realta` alla ricerca di un'isola deserta su cui fondare un'umanita` piu` giusta. E` il testamento spirituale di San Francisco, oasi naturale alla ricerca di un'altra oasi, questa volta sociale.
Nel 1971 fondono una loro etichetta, la Grunt; nasce la figlia di Slick e Kantner, battezzata China.
I Jefferson Airplane furono caratterizzati da diversi cambiamenti e defezioni nel corso degli anni nella formazione del gruppo. Dopo lo scioglimento si formarono nel 1974 i Jefferson Starship, divenuti successivamente solo "Starship", prima di diventare i "Jefferson Starship - The Next Generation" nel 1991. Ma i Jefferson Airplane, così come si erano configurati e avevano raggiunto il successo, se si esclude una momentanea riunione nel 1989, cessarono la loro attività nel 1973. Sono stati inseriti nella Rock and Roll Hall of Fame nel 1996.
L'opera d'esordio Takes Off (RCA, 1966), nacque con i crismi dell'evento storico, perche' sanci` l'esplosione del fenomeno e ne intraprendeva la diffusione su scala nazionale.
In effetti il disco e` una evoluzione del folk-rock. Balin, il leader indiscusso dell'epoca, compone e canta le sue semplici ballate facendosi accompagnare da coretti vocali e punteggiature chitarristiche piuttosto naive.
A parte qualche timido volo della Anderson, tutto si riduce al classico sorriso californiano: It's No Secret, Don't Slip Away e Come Up The Years. Ma il piglio epico che fa capolino da sotto Blues For An Airplane annuncia uno spirito diverso del far musica, e gli altri blues disfatti del disco (Bringing Me Down per esempio) sfoderano un ritmo caracollante e un'aggressivita` strumentale che manifestano chiaramente la voglia di rompere gli argini.
Il disco vende comunque parecchio e frutta celebrita` su scala nazionale. Anzi e` sulla scia del suo successo che molti altri complessi della Bay Area ottengono il loro primo contratto discografico e che le notti di San Francisco si riempiono di giovani forestieri accorsi a vedere i nuovi idoli.
Formazione:
Marty Balin - voce
Paul Kantner - chitarra ritmica e acustica, voce
Jorma Kaukonen - chitarra solista, voce
Jack Casady - basso
Signe Toly Anderson - voce
Skip Spence - batteria
Tracce:
Lato A
1. "Blues from an Airplane"
2. "Let Me In"
3. "Bringing Me Down"
4. "It's No Secret"
5. "Tobacco Road"
Lato B
6. "Come Up the Years"
7. "Run Around"
8. "Let's Get Together"
9. "Don't Slip Away"
10. "Chauffeur Blues"
11. "And I Like It"
2003 CD reissue bonus tracks
12. "Runnin' Round This World"
13. "High Flying Bird"
14. "It's Alright"
15. "Go to Her"
16. "Let Me In"
17. "Run Around"
18. "Chauffeur Blues"
19. "And I Like It"
20. "Blues from an Airplane"