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Super Session è un disco storico; l’incontro magico tra 3 figure di spicco della scena musicale degli anni sessanta. Mike Bloomfield, una delle grandi chitarre (da Paul Butterfield a Bob Dylan) morto nei primi anni ottanta per un’overdose; Al Kooper, uno dei migliori tastieristi dell’epoca e Steve Stills (Buffalo Springfield e poi CSN&Y).

Al Kooper ha la bella pensata nel maggio 1968 di convocare in uno studio di Los Angeles Mike Bloomfield e una sezione ritmica composta da Harvey Brooks al basso e Eddie Hoh alla batteria. Al e Mike si conoscono bene, avendo condiviso la rivoluzione dylaniana, e si completano a vicenda.

L’idea è sostanzialmente quella di jammare, come da sempre si usa nel jazz, su temi propri o altrui e vedere l’effetto che fa.

L’album, diviso in due parti, è capace di racchiudere spettacolari Blues Jam miscelate a calde folgorazioni prog e rivisitazioni dylaniane. La prima facciata immortala un duetto tra Bloomfield e Kooper (che assieme pubblicheranno anche due dischi di concerti ai Fillmore di San Francisco e New York) e carpisce al meglio l’animo blues dei personaggi. In "Albert’s Shuffle", l’organo s’incontra alla perfezione con la Gibson pulita e poco distorta che procede ispirata nei quasi sette minuti di registrazione. Nel resto del progetto, più degli slalom di "Albert’s Shuffle" e "Really" convincono le cover: "Stop" (da Howard Tate) e "Man’s Temptation" (da Curtis Mayfield), nella prima è l’organo a dettare il ritmo. Un potente vibrato ed una batteria semplice ma attenta (Eddie Hoh) riescono a creare un effetto terribilmente penetrante. Kooper alza i toni in un solo accattivante prima di lasciar rientrare una chitarra ormai galvanizzata. La seconda alla Blood, Sweat & Tears. Pezzo forte è il più lungo (9’13”) "His Holy Modal Majesty (Al Kooper, Mike Bloomfield)". Le sonorità si distanziano profondamente da quelle blueseggianti d’apertura ed approdano in una dimensione prog-jazz.

Ottimi i risultati di questo primo giorno, ma in quello seguente Bloomfield non si presenta, che fare? La sala è pagata e Kooper convoca al volo un altro chitarrista, Stephen Stills, reduce dai Buffalo Springfield, prossimo ad unirsi con Crosby e Nash. Nella session più famosa di sempre i tre protagonisti non furono mai tutti insieme nella medesima stanza. Lo stacco è subito netto con la splendida vivacità di "It Takes A Lot To Laugh, It Takes A Train To Cry" (omaggio doveroso a Bob Dylan) e le distanze si accentuano con l’epopea acida di "Season Of The Witch" (da Donovan) e gli hendrixismi dello standard blues "You Don’t Love Me. Il disco si conclude con "Harvey’s Tune".

Un disco che non può assolutamente mancare.


 

Tracce:


 

1. Albert's Shuffle   (Al Kooper, Mike Bloomfield)

2. Stop   (Jerry Ragovoy, Mort Shuman)

3. Man's Temptation   (Curtis Mayfield)

4. His Holy Modal Majesty   (Al Kooper, Mike Bloomfield)

5. Really   (Al Kooper, Mike Bloomfield)

6. It Takes a Lot to Laugh, It Takes a Train to Cry  (Bob Dylan)

7. Season Of The Witch   (Donovan)  

8. You Don't Love Me   (Willie Cobb)

9. Harvey's Tune   (Harvey Brooks)


 

Tracce bonus (CD del 2003 - Legacy Records)

1. Albert Shuffle (inedito, mix  without horns)

2. Season of the Witch (inedito, mix  without horns)

3. Blues for Nothing (studio outtake)

4. Fat Grey Cloud (inedito, live)


 

Musicisti


 

- Al Kooper - pianoforte, organo, Organo ondioline, chitarra 12 corde, chitarra elettrica, voce

- Al Kooper - arrangiamenti strumenti a fiato (horns), produttore

- Mike Bloomfield - chitarra elettrica (brani A1, A2, A3, A4, A5 & A6)

- Stephen Stills - chitarra (brani B1, B2, B3 & B4)

- Harvey Brooks - basso

- Eddie Hoh - batteria

- Joey Scott - arrangiamenti strumenti a fiato (horns)


 

Musicisti nel brano Fat Grey Cloud

- Al Kooper - organo, armonica

- Mike Bloomfield - chitarra, voce

- Roosevelt Gook - pianoforte

- John Kahn - basso

- Skip Procop - batteria

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